Segni di stanchezza sui mercati dopo l’euforia degli ultimi mesi. I massimi di metà agosto sono vicini nel tempo ma appaiono lontani nelle prospettive. Con oggi inizia il mese di settembre, storicamente una parte dell’anno poco favorevole per il mercato azionario. E alcuni segnali di stanchezza sono emersi anche nel corso della passata ottava. Analizzate a freddo le parole di Powell a Jackson Hole, il mercato è passato dal brindisi iniziale a un atteggiamento meno convinto. Taglierà davvero i tassi a settembre? Aspetterà ancora? In questo contesto molto scalpore ha creato il licenziamento di Lisa Cook dalla Fed, fattore che porta a riflessioni sull’indipendenza della Banca Centrale USA. Un tema non banale per una nazione con un debito come quello americano. E se Wall Street non ha festeggiato i super risultati di NVIDIA forse si può a tutti gli effetti parlare di una rinnovata selettività da parte degli investitori e di segnali di stanchezza. Anche perché guardando all’Europa, la questione francese potrebbe essere un ulteriore tassello capace di causare le tipiche correzioni di settembre. In un mercato continentale collegato, le vendite sugli OAT indebolirebbero tanto i titoli di Stato degli altri Paesi tanto i mercati azionari del Vecchio Continente.
Appuntamento con le payrolls
Come ogni primo venerdì del mese, il 5 settembre l’appuntamento è con i dati statunitensi che misurano l’andamento del tasso di disoccupazione ed il saldo delle buste paga nei settori non agricoli, le famigerate Non-Farm Payrolls. Per il mese di agosto, gli analisti stimano un tasso stabile al 4,2% mentre le NFP dovrebbero attestarsi a circa +90 mila unità, di poco sopra le +73 mila della precedente rilevazione. Nonostante quest’ultimo dato potrebbe evidenziare un miglioramento congiunturale, dovremmo continuare ad assistere ad un marcato peggioramento rispetto ai numeri di giugno (147 mila), maggio (139 mila), aprile (177 mila) e marzo (228 mila). Se le indicazioni che arrivano dal tasso di disoccupazione sono spesso contrastanti, quelle che giungono dalle NFP ci permettono, e soprattutto permettono alla Fed, di capire con una buona dose di tempismo dove sta andando il mercato del lavoro (questo nonostante le revisioni siano frequenti e spesso di forte entità). A fine agosto, Jerome Powell ha evidenziato che il bilanciamento attuale del mercato del lavoro deriva da una marcata riduzione sia nell’offerta sia nella domanda di lavoro, sottolineando i rischi al ribasso per l’occupazione e la possibilità che questi rischi si materializzino rapidamente con aumenti nei licenziamenti e nella disoccupazione. Il contesto di inflazione ancora al di sopra del target del 2% mantiene per ora una pressione restrittiva, ma l’orientamento sembra evolversi verso una possibile riduzione dei tassi di interesse nel meeting di settembre.
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