Wall Street arriva all'appuntamento con la
Federal Reserve in perfetta forma, con gli indici che viaggiano sui massimi storici. Stasera la Banca centrale americana dovrebbe tagliare i tassi di interesse di un quarto di punto, ma la mossa è ampiamente scontata dai mercati. Ciò che invece non è totalmente incorporato nei prezzi, forse, è quanto la Fed sarà accomodante nelle prossime riunioni.
Gli osservatori finanziari sono divisi sul numero di tagli che verranno effettuati da qui alla fine dell'anno. In un sondaggio di Bank of America condotto dal 5 all'11 settembre tra 165 gestori di fondi con un patrimonio di 426 miliardi di dollari, quasi la metà degli intervistati prevede almeno quattro sforbiciate nei prossimi 12 mesi.
Il crescente ottimismo per una Fed più colomba deriva principalmente dalle cattive notizie arrivate dal mercato del lavoro, che potrebbero spingere l'autorità centrale ad allentare le condizioni monetarie nonostante l'inflazione americana sia ancora lontana dall'obiettivo di lungo periodo.
Wall Street: rally a rischio dopo la Fed?
La preoccupazione di molti investitori è che una volta comunicata la decisione sui tassi, scatteranno le classiche vendite sulla notizia. Quanto sarà lunga un'eventuale correzione non è ovviamente dato di saperlo, ma c'è già chi proietta lo sguardo più nel lungo termine. A giudizio di Michael Hartnett, strategist di BofA, le azioni potrebbero continuare a salire anche perché "il rischio di una guerra commerciale recessiva è diminuito".
A Wall Street però c'è un problema di valutazioni. L'indice
S&P 500 è scambiato a più di 27 volte gli utili a termine, livello raggiunto solo in altri periodi di forti rialzi, il che potrebbe prefigurare una bolla. Alcuni titoli tecnologici come Oracle e Broadcom hanno valutazioni fuori controllo, con la società di software che è negoziata a 67 volte i guadagni attesi e il progettista di chip addirittura a 86 volte.
La buona notizia è che le Magnifiche Sette, che hanno finora guidato il rally a Wall Street, hanno visto il loro rapporto price/earnings diminuire di circa il'8% nel 2025, nonostante le loro azioni nel complesso abbiano registrato performance positive (l'unico segno meno è quello di Apple). Il motivo è che le previsioni sugli utili sono aumentate di più rispetto ai prezzi dei titoli.
Lo stesso non può dirsi per il resto del mercato. "La speculazione non è nelle azioni tecnologiche, ma in quelle non tecnologiche", ha affermato Jonathan Golub, Amministratore delegato e Chief equity strategist di Seaport Research Partners.
Ed Clissold, Chief US strategist di Ned Davis Research, lancia l'allarme sottolineando che dal minimo del mercato ribassista del 2022, l'S&P 500 è salito dell'83% mentre gli utili sono aumentati solo del 16%. "Non c'è da stupirsi, quindi, che le valutazioni siano aumentate", ha detto. "Il titolo medio è costoso", ha avvertito.